Ogni tanto mi piace pensare – con un sussulto direi simil romantico – che la mia vita sia tipo sliding doors.
E quindi, al momento di fare i biglietti, pensai più a me, al fatto che tutta quella incazzatura stava evaporando, che alle cause civili.
Cosa sarebbe successo se avessi vissuto quei tragici giorni a Genova? Cosa avrei fatto dopo? E come sarei adesso?
Cosa sarebbe successo se quella sera fossi rimasta a casa? Se non mi avessero mandato in quel posto, se non avessi conosciuto la tal persona? Come sarebbe cambiata la mia vita?
Probabilmente non sarebbe cambiato niente, o forse si.
Una grossa “sliding doors”, o mi piace pensarlo, è di esattamente 10 anni fa.2001. Anno della maturità.
Ti dicono (soprattutto in TV, Vedi quella marea di film che hanno fatto anni dopo) che sia l’anno della svolta, i media non fanno che parlarti di quanto sia figo, di quanto sia importante, decisivo, formativo, nostalgico, l’esame di maturità.
Probabilmente questi signori non sono approdati alla fase successiva: gli esami universitari da preparare senza tante balle in poco tempo!
Ma io lo credetti lo stesso e come tutte le grandi aspettative, quella fu disattesa alla grande.
Avevo appena finito l’esame di maturità e scritto una tesina sulla “Globalizzazione”. Uno dei commissari esterni, con fare sarcastico, alla fine della mia esposizione se ne uscì con “Beh, penserà mica di andare al G8 di Genova?”. E io: “E perché no?”.
E a dire il vero ero proprio decisa ad andare, avevo già guardato gli orari dei treni. Ero incazzata con il mondo intero, non vedevo l’ora di aggiungermi alle proteste.
I giorni prima ero in Versilia con le mie compagne di classe, in quella che sarebbe stata l’ultima vacanza che ci vedeva insieme.
In quella che sarebbe stata una delle vacanze più belle.
Il giorno dopo, invece che essere in un corteo a essere caricata dalla Polizia, o a Bolzaneto o alla Diaz, rimasi a Viareggio a cazzeggiare.
Cosa era giusto? Cosa sarebbe successo se avessi vissuto quei tragici giorni a Genova? Cosa avrei fatto dopo? E come sarei adesso?
Mi piace pensare che alla fine sarei ancora a qua a scrivere - magari con i capelli corti e senza tailleurs: “Cosa sarebbe successo se avessi vissuto fino alla fine quei felici giorni a Viareggio? Cosa avrei fatto dopo? E come sarei adesso?”
Probabilmente non sarebbe cambiato niente, o forse si.
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